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Visualizzazione dei post da settembre, 2018

UN BUIO COSI' POCO ILLUMINATO

Un buio così poco illuminato La benda sugli occhi. Le mani prigioniere. Seduto in terra. Poggiato al muro. Mi fa tutto male, come se mi avessero picchiato, non ricordo nulla. Mi alzo spingendo con le gambe, le mani dietro si graffiano sulla parete ruvida. Accenno qualche cauto passo. Sarà una cella? Perché mi hanno rinchiuso? Sarà un buco con una griglia in alto, dalla quale i miei carcerieri possono spiarmi? Cosa ho fatto per meritare questo? Avanzo piano, con accortezza, ho paura di farmi male, chissà dov’è il letto, se ci sono oggetti che intralciano. Chissà! Allungo un piede, ho la testa incassata tra le spalle a proteggerla da ostacoli improvvisi. Avanzo. Vuoto, c’è del vuoto sotto al mio piede, dovrei essere al centro della stanza, non sono sicuro che lo sia, torno indietro, mi poggio alla parete, ne seguo il profilo, mi sembra uno spazio circolare, giro, giro, chissà se sono tornato al punto di partenza, non capisco. Nessuna suppellettile, perlomeno per...

FORSE MILLE TRENI

FORSE MILLE TRENI Cento treni ho fatto passare, o forse erano mille e più, io seduto, sonnacchioso. Al binario sbagliato Ora lo prendo, questo, mi dicevo, ma niente mi portava a capire se eri in quel millepiedi di ferro e plastica. E se dal finestrino mi cercavi Sicuramente non mi hai visto, altrimenti avresti fatto un cenno, un quel tuo sorriso che rischiara. Anche nei giorni più cupi, io vedo il sole Lungo il corridoio di questo treno infinito che è la vita, solo passeggeri che dormono a bocca aperta, attenti alle mosche! E alle bugie che vi entrano dentro Non sappiamo dir di no. Apro uno scompartimento, non è quello del cuore tuo. Richiudo le mie emozioni Le conservo ancora un po’ in caldo, per te, per noi. Soffiami sul cuore, che ho bisogno. Di quel soffio d’amore che mi manca STHEPEZZ

A ROVINARE UN TRAMONTO CI VUOLE POCO

A ROVINARE UN TRAMONTO CI VUOLE POCO L’automobile scorre sulla strada deserta mentre la radio gracchia parole incomprensibili e il sole si nasconde e riappare tra le vette dei monti. Le giornate si fanno più corte e gli occhi dolgono nel passare dal giorno all’imbrunire. Il cartello del prossimo autogrill appare inatteso dietro l’ennesima curva, un chilometro, era certo che non sarebbe stato prima di altri trentacinque, così gli sembra di ricordare. La rampa d’accesso è in salita, il fogliame si chiude sopra la sua testa e fa sparire quella poca luce che resta del giorno, il piazzale del parcheggio è quasi vuoto. Si sgranchisce le gambe, ha percorso duecento chilometri senza fermarsi, aveva voglia di vedere il mare al tramonto, ormai sa che non arriverà in tempo, troppi chilometri ancora, è stanco, ha voglia di bere un cappuccino e andare in bagno a rinfrescarsi. Apre la porta, il vetro scuro nasconde la vista dell’interno; appena dentro si rende conto che è...

OCCHI CHE (NON) MENTONO

OCCHI CHE (NON) MENTONO Occhi che (ti) cercano. Bocca che sogna, L’ultimo bacio Prima dell’addio. Lieve vai via, Senza carichi, Perché le lacrime non pesano, Più, Si son trasformate in illusione Di vita nuova, Di un cuore nuovo, E di un luogo dove riprendere. Lontano dagli affranti singhiozzi Che hai gettato sul muso arrogante Di chi ti ha violato, Non rispettando la tua delicatezza. Occhi che fingono al cuore Di chi non sa. Non sa cosa sia desiderare e non ottenere. STHEP [📷 Anka Zuraleva]

SCENDI ALL'INFERNO

SCENDI (ALL')INFERNO Scendi (all’)Inferno, Amore mio cattivo. Quello evidente, quello ignoto. Dove ogni incubo è più gustoso delle pene Che infligge il tuo torturatore, la passione. Sogni d’esser bruciata, viva, Per godere meglio il passaggio Tra l’esser presa e l’essere sua. Del carnefice, Che con lingua di fuoco ti punisce, T’attanaglia, ti cattura e blandisce. Bruciano la pelle, i capelli, Brucia labbra e ti brucia dentro. Non puoi sottrarti, non vuoi più. Godi nell’esser presa come desideri. Che sia inferno, che sia paradiso, Basta che tu goda Di quel piacere immor(t)ale Che solo pochi sanno dare. Solo tu, aperta e legata, sai come riceverlo. Scendi all’inferno del piacere puro, E lecca le scale mentre vieni. STHEPEZZ