25 Aprile Sarà stato l’agosto (di questo sono sicuro, mio padre prendeva le ferie sempre in quel mese) del 1975 o 1976. Eravamo a Macerata, a casa di un cugino di mio padre, quasi un fratello, considerato che lui e i suoi due fratellini più piccoli andarono a vivere con i miei nonni, dopo che rimasero prematuramente orfani. Mio nonno diceva sempre: dove si mangia in dieci (8 figli più i genitori) si mangia in tredici. Eravamo seduti al tavolo da pranzo, mia zia andava avanti e indietro nervosamente, portava cose da mangiare, sparecchiava, riportava altro. Mio padre era nervoso, “Dici che viene?”. “Certo.” rispondeva mio zio. Ogni dubbio venne fugato e ogni certezza rafforzata dal suono del campanello. Sentii mia zia urlare di gioia, mio padre si alzò dalla sedia molto emozionato, si toccò i capelli, e rimase in piedi ad attendere l’ingresso dell’ospite. Era basso e un po’ grassoccio, un viso solcato da rughe scurite dal sole. Rapidamente abbracciò mio zio, che aveva già...