Ho rotto vetri
Mi son tagliato, sangue non ne è uscito,
Me l’hai fuoriuscito tutto tu, a morsi, baci, succhiandomi, bevendomi,
Blandendomi e prosciugando linfa, nutrimento, forza, e ispirazione,
Ogni liquido, anche
quelli dell’esistenza.
Son fuggito,
barcollante, addentrandomi nel giardino della vita,
La vostra, ch’io non la
(ri)conoscevo - la mia, anche quella.
Lasciandomi alle spalle la lordura di quei luoghi clinici e osceni,
Dove s’eri pazzo ammattivi
e s’eri sano saresti divenuto dissennato.
Dove il bianco era affine
a sporcizia
E quella accumulata in
un angolo la salvezza.
Mucchi di sozzura nascondevano
tesori,
Dimenticati e raccolti,
ai quali demmo nuova vita.
Ora che son lontano
vedo ancora vetri rotti.
Vedo ombre dietro le
finestre; siam noi che siamo fuggiti
Lasciando il meglio e
il peggio là dentro,
Lasciando noi vagare come fantasmi.
Vorrei essere qui e lì,
contemporaneamente,
Per esser pieno e non
monco.
Vorrei non esser qui né
lì,
Vorrei non essere.
STHEP
[Foto di Simone Lezzi©,
Manicomio abbandonato]
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