ESPLOSIONE
- Cosa
abbiamo stavolta?
- Capo,
un altro, ne abbiamo un altro. Anche lui semivestito e con il membro al
vento e sembra, dai primi rilievi, abbia avuto un rapporto sessuale
prima di morire.
- Ferite?
- Nessuna,
come gli altri due.
Si avviarono verso il campo, l’Ispettore avanti e il
Vice Questore a seguire; al centro della radura alcuni uomini con le tute bianche
stavano finendo i rilievi. Il morto era un cinquantenne atletico e
piacente, pensò il Vice Questore.
- Causa
della morte?
- Non lo
sappiamo ancora dottore, però sembra un caso simile agli altri due,
rispose l’agente della Scientifica.
- In che
senso?
- Nessun
segno sul corpo, quel sorriso soddisfatto in viso.
- È stata una
donna?
- Dalle
indiscrezioni sulle autopsie dei due morti precedenti non ci sono dubbi,
il DNA non mente. Riceverà i risultati stamattina. Però…
- Però
cosa?, chiese il Dirigente.
- È che
negli altri due casi il DNA femminile delle cellule trovate non sono di…,
ci siamo capiti…
- No!
- Non lo
sappiamo con certezza, sicuramente di altra parte del corpo, altrimenti
avremmo trovato tracce inconfutabili.
Il Vice Questore si inginocchiò vicino al corpo,
l’osservò bene, poi alzò gli occhi verso la Dottoressa Mainò, la responsabile
degli scienziati, come li chiamava lui. Lei girava tondo tondo intorno al
cadavere, sembrava un avvoltoio, poi sorrise toccandosi il lobo destro con il
pollice e l’indice. Un gesto che il Vice Questore interpretò come d’imbarazzo.
- È
possibile che gli abbiano praticato una fellatio?
- Possibile,
rispose la Dottoressa.
- Possibile
o certo?
- Segni
sul pene, graffi. Un rapporto avuto con una certa veemenza. Per quel che
abbiamo potuto accertare ora, non abbiamo ancora fatto un esame
approfondito.
- Un
rapporto come piace a molti uomini.
- Come
solo quelle brave sanno fare bene.
- Lei
Dottoressa - si rimangiò la battuta che aveva in mente, non voleva essere
denunciato per atti osceni o per stalking, e riformulò meglio la domanda -
ne è sicura?
- Del
rapporto sì, e le dirò di più, penso che sia la causa di morte.
Il Vice Questore si allontanò perplesso. Come causa
della morte gli sembrava decisamente strana. L’Ispettore lo raggiunse di
corsa, porgendogli due buste.
- Bene,
ecco i rapporti del medico legale sugli altri due.
- Cosa dicono?
- Morti
d’infarto. Una cosa strana.
- Neanche
tanto.
- Ma mica
ci troveremo di fronte a un serial killer che li ammazza di piacere?
- Non
possiamo escluderlo per ora. Li leggerò con attenzione in ufficio.
Il morto aveva stampata in viso un’espressione beata.
Sì, se l’era goduta. Il giaccone aperto lasciava intravvedere un abbigliamento
curato. Rapido il Dirigente prese il portafogli, ne guardò attentamente il
contenuto e si soffermò un po’ sulla carta d’identità; il nome non gli diceva
nulla né tantomeno la via dove abitava.
Le professioni dei tre morti non erano collegate tra
loro, un operaio, un impiegato e un imprenditore. Dalle indagini avviate sugli
altri due non avevano cavato un ragno dal buco, nessun collegamento tra loro,
troppe le differenze economiche e culturali.
- Io me
ne vado, i miei uomini restano, devono ancora ispezionare il corpo, quello
che ha in tasca. Aspetta lei il Magistrato?, disse la dottoressa Mainò.
- Dottoressa,
va proprio di fretta?
- Alle 14 ho un impegno e prima devo ritirare dei libri che ho ordinato.
- Arrivederci .
La vide allontanarsi, si toccava sempre il lobo. Il
Vice Questore aveva notato che non portava gli orecchini, probabilmente le
avevano fatto allergia, capitava anche alla ex moglie quando non erano d’oro e
spesso il trucco di passare sul gancio lo smalto trasparente non funzionava.
Era una bella ragazza, non altissima, ma fatta bene, occhi grandi e luminosi,
sensuali, come la bocca, carnosa, promettente.
- Capo,
ma quindi anche questo qui è morto di crepacuore? Come gli altri due?
- Inizio
a pensare di sì, a questo punto.
- Mentre
facevano l’amore?
- Facevano
l’amore, insomma, sì, diciamo così. Probabilmente mentre la donna gli
stava praticando una fellatio?
- Una
che?
- Un
pompino, sveglia, eh?
Il Vice Questore sorrise della propria battuta, cercò di trattenersi, non era il caso di farlo in presenza di un morto, pensò.
Diede un’ultima occhiata al cadavere, s’avvicinò, gli controllò il viso e le
mani, per vedere se riportasse segni di lotta. La mano destra era rivolta verso
l’alto con il braccio a novanta gradi rispetto al corpo. L’altra mano aveva il
palmo un po’ sollevato rispetto al terreno, le punte delle dita sembravano
zampe di ragno. Si chinò per guardare meglio quell’innaturale posizione.
Sollevò l’indice, sotto lo sguardo vigile
dell’Ispettore che controllava che gli uomini della Scientifica, intenti a
fumare, non notassero la strana manovra.
- Registra
tutto quel che vedi fino al mio stop, disse il Vice Questore al suo uomo.
Infilò una penna sotto il palmo della mano, tirò verso
sé qualcosa, prese una bustina e mise l’oggetto dentro. Poi la mostrò
all’Ispettore, stando attento a non farsi vedere dai colleghi. Disse,
rivolgendosi verso il telefono, di essere consapevole di aver sottratto una
prova alla Polizia Scientifica, di assumersi qualsiasi responsabilità del
gesto. Infilò la bustina nella tasca della giacca. Non sapeva perché lo avesse fatto, una voce era entrata nella sua testa e glielo aveva ordinato, e lui
aveva obbedito acriticamente. Sesto senso o era scemo del tutto? Non lo capì.
- Lascia
qualcuno in attesa del Magistrato.
Durante il tragitto verso la Questura ripensò alla
scena, ormai era convinto che le cose fossero andate come le immaginava. Anche
se non aveva troppi elementi a supporto, ipotizzava che la serial killer fosse
inginocchiata accanto alla vittima, che gli apriva i pantaloni roteando la
lingua, gli prendeva il membro tra le mani, glielo spogliava, lo rivestiva e
poi…
Poi lo faceva sparire mentre il malcapitato mugolava,
e lei con perizia, delicatezza prima e furore poi, lo mandava in estasi, con
una maestria che a lui faceva mancare il fiato al pensiero. La vittima sgranava
gli occhi, le pupille s’ingrandivano e, infine, nell’attimo dell’estasi, il
cuore si schiantava.
Che fantasie che ho, pensò il Dirigente, però tra
tutte le morti questa non è la peggiore…
Aveva chiesto all’Ispettore di fare alcune ricerche.
In testa sensazioni, scene, persone, non riusciva a capire ma era
istintivamente fiducioso. Tre morti, tre tipi diversi, per professione e
interessi, probabilmente non si erano mai neanche sfiorati. Ma da qualche parte
bisognava partire. Un punto di collegamento doveva esserci.
Arrivò l’Ispettore, trafelato, con un foglietto in
mano.
- Dottore
aveva ragione lei. Per l’operaio sono dovuto andare a casa sua, dalla
moglie, sapesse che dolore che c’era nel suo volto, dolore misto a
incredulità, non si spiega cosa ci stesse a fare il marito in quel campo.
- Pensa
quando saprà di cosa è morto esattamente.
- La
domanda le è risultata strana, ma come mi ha detto lei non le ho fatto
capire nulla. Quando ha chiuso la porta mi ha guardato come se fossi un
pazzo. Ma questo benedetto collegamento c’è.
- Andiamo.
Il direttore arrivò in pochi minuti. Il Vice Questore
gli espose la sua esigenza e dopo poco stavano già vedendo le registrazioni del
giorno precedente. Temeva di aver fatto un buco nell’acqua, in fondo non era
così strano che persone diverse frequentassero la stessa libreria, abitando
tutti nello stesso quadrante della città, chissà se ne sarebbe venuto fuori
qualcosa di buono.
Lo videro nelle riprese dei giorni precedenti, l’imprenditore.
Accompagnava un bimbo all’angolo giochi. Lo spazio era grande, pieno di libri gettati in terra e aperti, tricicli di plastica li investivano,
bimbi che giocavano all’autoscontro, tra le risate degli accompagnatori e lo
sconcerto delle addette. Mentre attendeva fuori del recinto, l’uomo parlava con
le mamme e i nonni, qualche parola, nulla di più.
Si soffermò a parlare anche con una delle addette,
una morettina niente male, lei poggiò le braccia conserte sullo steccato che
delimitava l’area e iniziò a chiacchierare con l’uomo, sempre tenendo d’occhio
i bambini. Sembrava si conoscessero, il tono appariva confidenziale.
- Dobbiamo
verificare se nei giorni degli altri omicidi i due hanno parlato con
questa ragazza, Direttore, di lei voglio sapere tutto.
Mentre le immagini scorrevano vide l’uomo salutare una
donna che aveva dei libri in mano, lei con grandi occhiali scuri e un
fazzoletto sulla testa, due parole, qualche sorriso. La donna si diresse verso
il bancone del bar e sparì dall’inquadratura.
Lasciò l’Ispettore a visionare le altre giornate, con
le foto dei due morti precedenti poggiate sul tavolino del computer.
- Se lei
è presente nelle registrazioni dei giorni degli altri delitti e parla con
le vittime portala direttamente in Commissariato.
La Libreria dell’Arte, un’intuizione, l’assist glielo
aveva fornito involontariamente la Dottoressa Mainò, pensò mentre leggeva i
rapporti del medico legale. Bussarono, l’Ispettore apparve sulla soglia, il
Dirigente gli fece cenno di entrare.
- Ho trovato
che parlava con gli altri due, sono stato fortunato, perché ho scorso
rapidamente le immagini puntando all’area dei bimbi. Ho con me le
registrazioni.
- E poi?,
chiese il Dirigente.
- L’ho
portata con me, l’ho tranquillizzata, le ho spiegato che la sua testimonianza
ci sarà utilissima per risolvere i casi.
Il Vice Questore inserì al computer le immagini, le
ingrandì. Il viso di lei era bello, labbra grandi, sembrava ridesse, si vedeva
la lingua immobile fuori dalle labbra, solo la punta, chissà se era una
posizione dovuta al fermo immagine o come maliziosamente pensava un
provocatorio passarsela tra le labbra per adescare quei poveretti.
Guardò più volte il volto ingrandito della donna,
guardò anche le altre registrazioni.
Fantasticò su quella lingua, avrebbe voluto esserci lui su quei prati, era sicuro che il suo cuore avrebbe retto. Poi gli vennero dei dubbi, i primi due e probabilmente anche il terzo erano sanissimi, ne conseguiva che lei doveva essere una maestra dell’arte di far godere in quel modo.
Fantasticò su quella lingua, avrebbe voluto esserci lui su quei prati, era sicuro che il suo cuore avrebbe retto. Poi gli vennero dei dubbi, i primi due e probabilmente anche il terzo erano sanissimi, ne conseguiva che lei doveva essere una maestra dell’arte di far godere in quel modo.
Bussarono alla porta, l’Ispettore andò ad aprire,
lasciando passare la Dottoressa Mainò.
- Grazie
Dottoressa di essere venuta, ho bisogno del suo aiuto per capire meglio i
referti del medico legale. Di là ho una sospettata, voglio avere il quadro
completo.
- Certo,
rispose sorridendo la poliziotta.
- Vedo
che si tocca continuamente l’orecchio?
- Continuamente? Ogni tanto.
- Le
fanno allergia gli orecchini?
- Un po’,
rispose, probabilmente c’è del nichel, spesso porto quelli antichi di mia
madre.
- Ecco,
sì, vedo che si è anche graffiata sotto il forellino?
- Sì, un
piccolo graffio, niente di che…, probabilmente levandomeli.
- Bene,
mi dica meglio di quel che possa capire leggendo i rapporti.
- Le
vittime sono morte di crepacuore.
- Erano scontente, il Dirigente fece una battuta?
- Al
contrario. Erano felicissime.
- Si
spieghi.
Il Dirigente aveva capito benissimo.
- Probabilmente,
non avendo trovato tracce rilasciate dall’organo sessuale della donna né dei vari
batteri che normalmente lo popolano, si presume che si sia svolta altra
pratica sessuale.
- In
poche parole l’assassina, perché dal DNA mi sembra non ci siano dubbi che
sia una donna, li ha masturbati o praticato una fellatio?
- Nell’ultimo
caso ci sono tracce dei denti di lei, probabilmente ha stretto troppo, ma
dopo la morte per godimento, una sorta di firma, o un’esplosione di
rabbia.
- Cazzo,
scusi!
- In
effetti ci sta.
- Ci
troviamo di fronte a una serial killer. Ne ha fatti fuori tre.
- Magari
loro erano troppo sensibili e basta.
- A certi
argomenti noi uomini siamo molto sensibili, ma da qui a rimanerci secchi…
- Magari è molto brava.
L’Ispettore si affiancò al suo capo.
- Dottore,
si ricordi di farsi spiegare questo, disse indicando un punto di una foto
ingrandita che aveva nella galleria del suo cellulare. Era quella del rinfresco del Natale passato fatto nel salone grande, presente praticamente tutto il Commissariato.
Il Vice Questore sobbalzò, dentro naturalmente, era
abituato a non mostrare le proprie reazioni durante il lavoro.
- Dottoressa,
senta, ha notato nulla di strano in questo ultimo caso?
- In che
senso?
- Qualcosa
fuori posto, qualcosa che stonava?
- Dove?
- Sul
luogo della terza morte. E badi bene, sto dicendo morte e non omicidio.
- Niente
di particolare da segnalare.
- Vedo
che continua a toccarsi l’orecchio.
- Sì, mi
dà un po’ fastidio.
- Le dà
più fastidio la ferita o la perdita?
- La
perdita di cosa?
- Di
questo, disse il Vice Questore prendendo dalla tasca la bustina con un
orecchino.
La Dottoressa strabuzzò gli occhi, poi prese una posa
sorpresa.
- Che
bello! L’ha trovato! Dov’era? Nei corridoi?
- Non
proprio. Indovini.
- Nei
bagni, nel cortile, dove?
- Lo sa
benissimo dov’era.
- Non ho idea proprio.
Ci fu un breve momento di silenzio.
- Lei ha
sottratto prove, sa bene che è un reato, Dottore, disse avendo capito
quanto sarebbe stato inutile negare l’evidenza.
- Ne
parlerò con il magistrato, troverà il modo di sistemare la questione. Ero
certo che quell’oggetto mi stava raccontando qualcosa. Lei adescava le
persone in libreria, non so come gli dava appuntamento, poi le portava in
quelle radure e poi…
- Poi
cosa?
- Le
faceva godere. Che a giudicare dall’effetto era un godimento mortale.
- Vuol
provare?
Il Vice Questore fece un cenno all’Ispettore, lui
prese la Dottoressa per un braccio, la fece alzare e la scortò fuori. Si
soffermò sulla soglia, guardò il Dirigente e tirò fuori la lingua muovendola
velocemente su e giù e poi orizzontalmente.
- Dottore
- disse l’Ispettore al ritorno -, non le sembra che le prove siano un po’
deboli?
- Può
darsi, ma ci penserà il magistrato a farla confessare.
- Certo,
non le potranno dare troppo, forse sarà assolta.
- Non mi
sembra sia reato praticare sesso consenziente.
- Dotto’,
già vedo i titoli domani sui giornali La polizia arresta la serial
killer di Spompina Campo.
Il Vice Questore non riuscì stavolta a trattenere una
fragorosa risata.
STHEPEZZ
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