VITTIMA O CARNEFICE?
Sentì il bisogno di sistemarlo.
Si rese conto che non avrebbe potuto farlo,
era legato come un salame. Le cinghie di cuoio lo cingevano per tutto la
lunghezza del corpo, dalle caviglie, a distanza regolare, fin quasi alle
spalle. In bocca aveva qualcosa di tondo, immaginò fosse una di quelle palle di
gomma che usano nel bondage o i torturatori.
Gli tolsero in cappuccio, una bellissima ragazza
succintamente vestita glielo stava smanettando, lo avrebbe preso in bocca se
non fosse che l’altra, quella mulatta e altissima, non le avesse dato un colpo
con il fianco e spostata di lato.
-
Tocca
a me, disse mentre si tirava su la minigonna.
Provò una strana sensazione, un misto di
soddisfazione e fastidio; quando mai una sventola del genere avrebbe concesso a
lui certe attenzioni e, al tempo stesso, gli era calato un malessere quasi
fisico. Era certo che non fosse la prima volta nel giro di qualche ora che
lo usavano a sua insaputa. In un'altra situazione avrebbe
provato maggior appagamento; in genere era lui che comandava e decideva a chi
darlo; ora no, era solo una vittima, doveva sottostare al volere di quelle
donne.
Che fosse più piacevole ed efficace essere
posseduto che possedere?, pensò.
La terza donna, con il viso travisato da
grandi occhiali da sole e un berretto di lana in testa, si avvicinò; lui vide la sua mano curata impugnare una
siringa, sul dito medio una curiosa mezzaluna.
Una puntura sul braccio nudo, senza troppa
attenzione, anzi forse proprio a voler far male.
Gli tolse quel morso, pensò di chiedere
aiuto, certo non l’avrebbe sentito nessuno in quel magazzino teatrale
abbandonato, tra vestiti, fondali e altre suppellettili mezze rotte.
-
Bevi, si sentì dire mentre la donna
misteriosa gli infilava in bocca una fialetta che sapeva terribilmente di
medicina cattiva.
Poi lei lo montò, con furia esagerata,
come se non lo facesse da anni. Si agitava come una ossessa, la sua erezione
era al massimo, non era mai successo, due di fila, chissà forse anche tre,
quattro. La violenza di quella donna gli piacque, anche se sentiva che probabilmente
ormai gli sarebbe caduto.
Poi le palpebre iniziarono a chiudersi, ma
era ancora sveglio per sentire le sue amanti litigare, le immaginò strapparsi i
vestiti e picchiarsi, almeno così credette prima di addormentarsi.
Bello, è ciò che ho sempre sognato, donne che litigano per me.
*****
Quando si risvegliò, vide sopra il suo viso
il volto di un uomo dai baffi giganteschi, lo stava liberando, notò inoltre dei
poliziotti e altri uomini che reputò della scientifica, giravano per il locale,
si chinavano, facevano fotografie. Sentì anche dire povere ragazze.
Era ancora eccitato, più mentalmente che
fisicamente.
L’uomo gli lesse i suoi diritti, di cosa
stiamo parlando, pensò. Una donna si avvicinò, sentì il polso, auscultò il
petto, gli aprì bene l’occhio e lo illuminò con una piccola luce.
- È ancora sotto effetto di droghe ed
eccitanti sessuali. Gli prenderò un capello per l’esame del DNA che
confronteremo con i campioni di liquido seminale raccolto su quelle due povere
donne.
- Ti abbiamo preso, bastardo maniaco.
Erano mesi che ti cercavamo, finalmente decine di donne da te violentate
avranno giustizia.
Non capiva, lui era una vittima, lui non
aveva ucciso nessuno, né abusato di alcuna donna, non aveva fatto nulla, pensò.
Non capiva proprio, non riusciva a comprendere cosa potesse essere successo, ma
una cosa era certa, non era lui quello che stavano cercavano.
Oppure sì. Era un errore, lo volevano
incastrare?
- La ringrazio per l’aiuto dottoressa,
disse il poliziotto.
- Di niente - rispose lei -, l’importante
è averlo preso, aggiunse agitando un po’ la mano in segno di saluto e mostrando
così la mezzaluna argentata all’indice.
Il satellite sembrava sorridesse beffardo.
Cazzo, si disse mentre lo afferrarono per trascinarlo
via.
STHEPEZZ
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