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PRIMA CHE DIMENTICHI

 

 

 

   

 

 

PRIMA CHE DIMENTICHI

 

(Tutti i diritti riservati all'autore)

 

 


Donna seduta su una sedia – Pablo Picasso

 


 

 

DONNA

FIGLIA 1

FIGLIA 2

BADANTE

 



ATTO PRIMO

 

Il salotto di un appartamento borghese, pochi semplici mobili, qualche quadro anonimo alle pareti, un tavolo tondo posto sulla sinistra del palcoscenico, una poltrona vicino alla quinta di destra.

Un’apertura ad arco è collocata al centro del fondale, dà su di un corridoio parallelo al proscenio, parzialmente invisibile se non per la parte corrispondente alla luce dell’apertura stessa; si intuirà che verso la destra è posta la porta d’ingresso e dall’altra parte il corridoio conduce verso il resto dell’appartamento. Un’altra apertura è sulla quinta di sinistra dalla quale s’intravvede la cucina.

All’apertura del sipario una donna non troppo anziana è seduta su di una sedia a rotelle accostata al tavolo, di trequarti rispetto al pubblico. È vestita con una gonna a tinta unita e una camicetta a fiori con sopra un giacchino aperto, ai piedi ha delle ciabatte con del pelo bianco, un gran bavaglio sul petto con il quale gioca con dita nervose.

 

DONNA

            Maria, Maria, vieni a spegnere il fornello, l’acqua bolle, butta la pasta.

FIGLIA 1 (entrando dalla porta che dà sulla cucina e fermandosi di fianco alla madre)

         Mamma, che cosa c’è?

DONNA          

         La pasta è cotta.

FIGLIA 1

         Mamma, è  quella la cucina (indica il luogo dal quale è appena provenuta), non siamo in cucina. Lo vedi che non c’è alcun fornello, e poi sono le cinque del pomeriggio, abbiamo finito di mangiare da neanche due ore. E non sono Maria, quella era la badante di prima.

DONNA

         Maria portami in bagno che devo pisciare. (Tenta inutilmente di sfilarsi il giacchino che rimane impigliato al bavaglio)

FIGLIA 1

         Maaamma, si dice urinare, e poi hai il pannolone, e poi non sono Maria. Che stai facendo?

DONNA

         Sento freddo e mi voglio vestire.

FIGLIA 1 (toglie il bavaglio che poggia sul tavolo e pazientemente sfila il l’indumento alla madre, non senza difficoltà per i movimenti antagonisti della donna)

         Senti freddo e ti vesti, vero mamma? […] Che te lo dico a fare…

DONNA

         Come si chiama quella cosa?

FIGLIA 1

         Quale cosa?

DONNA

         Quella che gira. (Fa un gesto circolare con l’indice verso l’alto)

FIGLIA 1 (perplessa)

         La giostra?

DONNA

         Sì, mi sembra.

FIGLIA 1 (siede accanto alla madre)

         Ti sembra o è? Ora che cosa c’entra la giostra?

DONNA

         Non me lo ricordo, se me lo ricordassi non girerebbe.

FIGLIA 1

         Oddio, quella cosa che se la ricordi non gira ma se la dimentichi sì?

DONNA

         La giostra!

FIGLIA 1

         La giostra, sì, va bene.

DONNA

         L’hai detto tu.

FIGLIA 1

         Mi manderai al manicomio. Peggio, verrà anche a me la demenza senile.

DONNA

         La semenza mensile, ecco, lei gira per la mia testa e io non mi ricordo.

FIGLIA 1

         Mi butto dalla finestra.

DONNA

         Non puoi!

FIGLIA 1

         Faccio come mi pare.

DONNA

         Non puoi, siamo al primo piano. (La donna riprende il bavaglio e tenta inutilmente di metterselo al collo)

FIGLIA 1

         Certo che quando vuoi le cose le ricordi.

DONNA

         Io ricordo tutto, Maria.

FIGLIA 1

         Maria un cazzo.

DONNA

         Non dire parolacce, cosa ti ha insegnato tua madre?

FIGLIA 1

         Sei tu mia madre.

DONNA

         Ci mancherebbe solo questo.

FIGLIA 1

         Perché?

DONNA

         Per quello che è successo stanotte.

FIGLIA 1

         Cosa è successo stanotte? Che cosa c’entra?

DONNA

         Un gran casino.

FIGLIA 1

         Casino? Tu non hai mai usato questa parola, scommetto che se un tuo alunno l’avesse pronunciata gli avresti messo una nota. E poi cosa è successo? Maria… no, quella che c’è adesso non mi ha detto nulla.

DONNA

         Si sarà dimenticata, queste straniere si dimenticano tutto. Tornassero al loro paese. Stamani ho dovuto preparare io la colazione e gliel’ho portata a letto.

FIGLIA 1

         Mamma, che dici, stamattina quando sono arrivata tu dormivi ancora, io il caffè l’ho preso perché l’ha preparato lei che si è alzata alle sei per pulire casa.

DONNA

         Non mi fido di Maria.

FIGLIA 1

         Fai bene, rubava, ti ha preso tutto l’oro e l’abbiamo cacciata.

DONNA

         Mi ha rubato la dentiera.

FIGLIA 1

         Mamma, una cosa che hai buona sono i denti.

DONNA

         Questa nuova non mi piace. Era meglio l’altra, Maria mi sembra si chiamasse.

FIGLIA 1

         Quindi ti ricordi che ora hai una badante nuova? Fantastico!

DONNA

         Tu e quella mi trattate da rimbambita. Vi licenzio.

FIGLIA 1

         No Mamma, tu sei semplicemente malata. (Si alza, le prende il bavaglio dalle mani e lo posiziona correttamente)

DONNA

         Ma se non ho un raffreddore da mesi.

FIGLIA 1

         È la testa che non va.

DONNA

         Che hai alla testa?

FIGLIA 1

         Io nulla, almeno per ora, ma tu…

DONNA

         Io non vado dal dottore da anni.

FIGLIA 1

         Per forza, vengono loro. Cammini malissimo.

DONNA

         Ho sonno, vado a letto.

FIGLIA 1

         Ti sei svegliata da poco dal pisolino, neanche mezz’ora fa russavi che era una bellezza, si fa per dire.

DONNA

         Quando pranziamo?

FIGLIA 1

         Che pazienza che ci vuole con te. Ora ti porto la frutta, poi la pasticca.

DONNA

         Quella verde o quella color cacca?

FIGLIA 1 (esasperata si avvia verso la cucina)

         Maaammaaa, quella marrone, sì.

DONNA

         Ho freddo, voglio il pantalone, apri la finestra.

FIGLIA 1 (rientra e poggia sul tavolo un bicchiere d’acqua e una pasticca, poi prende dalla poltrona il giacchino e l’aiuta a infilarlo)

         Eccolo.

 

[…]

 

DONNA

         Fa caldo, accendi il camino.

FIGLIA 1 (le infila la pasticca in bocca e l’aiuta a bere, la donna sembra strozzarsi)

         I termosifoni vorrai dire.

DONNA

         Hai preso il carbone?

FIGLIA 1

         Sì, il giorno della Befana.

DONNA

         Come stanno i bambini?

FIGLIA 1

         È mia sorella, tua figlia, è lei che ha due bambine e nostro fratello un maschietto.

DONNA

         Mi ricordo cosa credi? Anna, Paola e Mattia. Marzia. O Matteo.

FIGLIA 1

         Mamma, non ne hai azzeccato un nome.

DONNA

         È uguale, basta che stiano bene. Tua moglie come sta?

FIGLIA 1

         Cazzo Mamma, neanche ti rispondo.

DONNA

         E che ti avrò mai chiesto!?

FIGLIA 1

         Eventualmente marito, anche se non ci sarebbe nulla di strano ad avere una moglie per una donna.

DONNA

         Ti dà fastidio che ti chiedo di tua moglie? È gelosa? Io non lo sono.

FIGLIA 1

         Io non sono sposata né fidanzata, quella è mia sorella, tua figlia, che è sposata e ha due bambine. Poi c’è mio fratello che ha una moglie, ex per l’esattezza. Comunque, sta bene, MIA MOGLIE. (Lo dice scandendo le singole lettere)

DONNA

         Adesso viene quella che è andata via?

FIGLIA 1

         Stasera alle venti, fra poco meno di tre ore. Oggi ha il giorno libero. Per questo che ci sono qui io.

DONNA

         Grazie, Maria.

FIGLIA 1 (sottovoce)

         Vaffanculo.

DONNA

         Che hai detto?

FIGLIA 1

         Non ho parlato.

DONNA

         Perché ha il giorno libero?

FIGLIA 1

         Perché le spetta per contratto.

DONNA

         Chi è che l’aspetta? Il figlio?

FIGLIA 1

         Le spetta, Mamma, anche sorda adesso, lavora e come tutti ha bisogno di riposare e svagarsi.

DONNA

         Ma se non fa un cazzo!

FIGLIA 1

         Certo, starti dietro è non fare un cazzo. Quando ti prende lo sproloquio riesci a trascinare anche me su questo terreno, io che non dico mai parolacce. Oggi sei in forma.

DONNA

         Non mi sento male, in effetti. Se non fosse per questo problema di memoria, sarà che lavoro troppo, lo stress, i ragazzi, le interrogazioni, gli scrutini, il preside. Sai cosa mi è successo stamattina? Non trovavo le chiavi della macchina.

FIGLIA 1

         Per forza, l’abbiamo venduta cinque anni fa.

DONNA

         Per fortuna c’era quell’uomo gentile, altrimenti avrei fatto tardi, alla prima ora avevo il compito in classe.  Ha aperto la macchina, rompendo il vetro.

FIGLIA 1

         Sì, buonanotte!

DONNA

         No, stamattina.

FIGLIA 1

         Meno male.

DONNA

         Meno male veramente, poi ha toccato il coso e si è accesa. È sceso, mi ha fatto sedere, ha chiuso la portiera e mentre me ne andavo mi ha salutato con la mano.

FIGLIA 1

         Magari ti ha tirato anche un bacio.

DONNA

         Come fai a saperlo?

FIGLIA 1

         Perché vi ho visti!

DONNA

         Impossibile, non eri neanche nata.

FIGLIA 1

         E chi era quest’uomo?

DONNA

         Il figlio di quello del Bar, non ricordo come si chiama?

FIGLIA 1

         Forse si chiama anche lui Maria.

DONNA

         Non credo, mica si mette lo stesso nome del padre al figlio. Avrà avuto il nome del nonno.

FIGLIA 1

         Cazzo Mamma, e io che ti vengo dietro. Il Bar ha chiuso da almeno vent’anni fa.

DONNA

         Poverino, faceva un caffè buonissimo.

FIGLIA 1

         Mica è morto, ha solo chiuso. Ma chi il padre o il figlio?

DONNA

         Il figlio, quel ragazzo tanto bravo, quello che mi ha fatto partire l’automobile.

FIGLIA 1

         È in prigione da anni ormai, ha partecipato al rapimento di una ragazza che poi è morta.

DONNA

         Poverino, faceva un cappuccino con la schiuma da leccarsi i baffi. Anche se io i baffi non li ho mai avuti, sia chiaro.

FIGLIA 1

         Quando cazzo viene mia sorella a darmi una mano!

DONNA

         Non dire parolacce. Non te l’ha insegnato tua madre che non si dicono?

FIGLIA 1

         Sì, Mamma, lo hai insegnato a me e ai miei fratelli.

DONNA

         Vivono in Colombia loro?

FIGLIA 1

         Loro chi?

DONNA

         I tuoi fratelli!

FIGLIA 1

         Sono morti, Mamma. (Prosegue sottovoce) Ti pare che io debba dire questo dei miei fratelli…

DONNA

         Poverini, beh, al tuo paese è tutto più difficile. Vivevano in una capanna, vero?

FIGLIA 1

         No, sugli alberi.

DONNA

         È dura la vita, laggiù in Africa, Maria.

FIGLIA 1

         La Colombia non sta in Africa.

DONNA

         Lo so, è in Sud America. Che c’entra l’Africa?

FIGLIA 1

         Niente, infatti.

DONNA

         Lo sai perché il tuo paese si chiama Colombia?

FIGLIA 1

         Ecco la professoressa. Sì, Mamma, lo sanno tutti.

DONNA

         Si chiama così in onore di quel navigatore… Però adesso non ricordo il nome. Una specie di uccello.

FIGLIA 1

         Colombo.

DONNA

         Ecco, visto, quello che ha circumnavigato il Polo Nord.

FIGLIA 1

         Mamma, stai facendo un po' di confusione. Quello era Babbo Natale.

DONNA

         Che dici, non lo saprò?!

FIGLIA 1

         Ha solo scoperto l’America.

DONNA

         Lo so, Cristoforo Colombo, partito da Palos il 3 agosto e arrivato a San Salvador il 12 ottobre 1492.

FIGLIA 1

         Sorprendente.

DONNA

         Sorprendente sì, cercava l’India per una rotta nuova e ha scoperto gli indiani.

FIGLIA 1 (a bassa voce, girando per il palcoscenico)

         Che cazzo di malattia è questa che non ti fa ricordare un cazzo; […] dimentichi le persone care, i loro nomi, dimentichi l’uso degli oggetti più elementari, scambi il giorno con la notte, il caldo con il freddo, nomi e luoghi, confondi casa per foresta, alberi per appendiabiti, la vita vissuta con quello scampolo di merda che il cielo ti ha dato ancora da soffrire.

DONNA

         Divertente, vero? India, indiani.

FIGLIA 1

         Da morire dal ridere.

DONNA

         Bisogna sempre contenersi, anche nel ridere.

FIGLIA 1

         Certo Mamma.

DONNA

         Quando viene quell’altra?

FIGLIA 1

         Tua figlia? Mia sorella?

DONNA

         Quell’altra, Maria. Tu quanti figli hai?

FIGLIA 1

         Una, una sola, è grande, mi ha fatto grande ma ora sta rimpicciolendosi.

DONNA

         È nana?

FIGLIA 1

         Chi?      

DONNA

         Quella che si rimpiccolisce.

FIGLIA 1

         No, Mamma, è mia madre.

DONNA

         Allora sei nonna?

FIGLIA 1

         Non sono un cazzo.

DONNA

         Smettila di dire parolacce, ti licenzio, come abbiamo fatto con quell’altra. Maria.

FIGLIA 1

         Cazzo Mamma, quando vuoi te lo ricordi qualcosa, eh!

 

Rumore di una porta che si apre, dei passi, poi entra dalla porta centrale una giovane. Si avvicina alla donna, la bacia sulla fronte.

 

FIGLIA 2

         Ciao a tutti, ho fatto tardi.

FIGLIA 1 (si alza per baciare la sorella)

         Potevi uscire prima, è da stamani che sono qui. Mi sono giocato il giorno libero.

FIGLIA 2

         Scusami sorella, il catechismo, il pranzo, lava i piatti, sistema, organizza per i compiti e ho fatto tardi.

FIGLIA 1

         Tuo marito è impedito?

FIGLIA 2

         Non me lo devi ricordare ogni volta che ti sta sulle palle.

FIGLIA 1

         Non mi frega un cazzo di lui, quant’è stronzo lo sai anche tu. Vorrei soltanto che il peso di questa merda di storia, oddio, la chiamo storia, di Mamma, sia ripartito abbastanza equamente tra noi. Tanto nostro fratello, con il fatto che fa il pilota, non viene quasi mai. Tu hai una famiglia, lo capisco, io quindi siccome sono sola ho più tempo, a parte i turni all’ospedale, però sempre io me la prendo in quel posto!

DONNA

         Chi sei? Maria?

FIGLIA 2

         Sempre con questa cazzo di Maria, Mamma. È andata via!

FIGLIA 1

         Lascia stare, è da stamattina che la invoca, siamo tutte Maria; è per questo che è Santa.

DONNA

         Maria non è Santa, è di più, è la figlia di Dio.

FIGLIA 1

         Casomai Madre di Dio, di Gesù.

DONNA

         Se sei la madre di Gesù sei la Madre di Dio e quindi sei Dio, anzi di più.

FIGLIA 2

         Ragionamento contorto ma con qualche ragione.

FIGLIA 1

         Lo hai visto? È per questo che sei arrivata tardi?

FIGLIA 2

         Sì, l’ho visto.

FIGLIA 1

         Non ce la fai proprio a non vederlo nel weekend.

FIGLIA 2

         Non ce la faccio, non vedo l’ora che arrivi domani.

FIGLIA 1

         Lascia quel buono a nulla di tuo marito, di motivi ne hai a bizzeffe, si scopa tutte, non fa un cazzo, non c’è mai a casa. Così puoi fare come ti pare, bambini a parte.

FIGLIA 2

         Ti pare facile, e poi non è vero che non fa un cazzo mio marito, lui è un artista, gira, vede gente, espone, presenzia.

FIGLIA 1

         Appunto, non fa un cazzo rispetto a te che lavori, ti occupi delle tue figlie, della casa.

FIGLIA 2

         Sai come sono gli artisti, loro hanno la testa su altre cose meno materiali.

FIGLIA 1

         Certo, vivere è una cosa poco materiale.

FIGLIA 2

         Sei ingiusta con lui.

FIGLIA 1

         Te lo sei scelto e ora te lo ritrovi nullafacente.

FIGLIA 2

         Se anche fosse? E poi non è vero che va con tutte.

FIGLIA 1

         Con tutte no, infatti con me non è venuto, anche se…

FIGLIA 2

         Anche se… cosa?

FIGLIA 1

         Anche se ci ha provato a Natale.

FIGLIA 2

         Natale questo?

FIGLIA 1

         Natale questo, quell’altro, Pasqua e ogni festa comandata.

FIGLIA 2

         Che stronzo!

FIGLIA 1

         Vedi che lo pensi anche tu.

FIGLIA 2

         Mia sorella la deve lasciare stare.

FIGLIA 1

         Allora lo sai che ha il vizio di voler tappare ogni buco che incontra.

DONNA

         Sì, il muratore, domani viene il muratore a tappare il buco all’ingresso.

FIGLIA 1

         Mamma, è già venuto, ha sistemato l’angolo del muro che avevi danneggiato quando pensavi di essere un pilota di Formula 1 con quella cazzo di carrozzina.

DONNA

         Deve tornare, c’è ancora il buco sul soffitto.

FIGLIA 2

         Quale buco sul soffitto?

FIGLIA 1

         Ma che le dai retta!?

FIGLIA 2

         Non è vero? Sembrava dicesse una cosa reale.

FIGLIA 1

         Se ci trascorressi un po’ più del tempo di una visita medica capiresti la differenza. E pensare che il medico sono io.

FIGLIA 2

         Il medico è lei, ricordacelo tutte le volte eh. E poi se ci ha provato non sarà che tu facevi la smorfiosa.

FIGLIA 1 (si avvicina minacciosa alla sorella, viso a viso)

         Ripetilo se hai il coraggio!

DONNA (destandosi)

         Cosa succede, chi è che strilla?

FIGLIA 2

         Niente, Mamma, avrai sognato.

FIGLIA 1

         Anche tu non scherzi.

FIGLIA 2

         Va bene, chiudiamo qui il discorso.

FIGLIA 1

         Certo, chiudiamolo, qui, chiudiamo sempre gli occhi.

FIGLIA 2

         Io li chiudo perché non ho alternativa, non ho intenzione di stravolgere la mia vita e quella delle mie figlie.

FIGLIA 1

         Brava, continua così.

DONNA

         È tornata quella dopo Maria?

FIGLIA 1

         Cazzo, ha capito che Maria non c’è più.

FIGLIA 2

         No, Mamma, sarà qui a momenti! Ti è simpatica?

FIGLIA 1

         La tratti come una deficiente. (Con una voce simile a quella con la quale ci si rivolge ai bambini) Ti è simpatica?

FIGLIA 2

         La tratto con delicatezza.

FIGLIA 1

         Non è deficiente, o meglio lo è, ma cerca di trattarla da adulta.

FIGLIA 2

         Lo sto facendo.

DONNA

         Sì, è deficiente, pensa che non è capace di fare il caffè, lo devo preparare sempre io. Poi la notte fa sempre festa, in camera sua, la musica, le grida, tutti quei rumori con la bocca.

FIGLIA 1

         Sì, Mamma, son giovani che vuoi fare. (Rivolgendosi alla sorella, a bassa voce) Perché una persona deve ridursi così?

FIGLIA 2

         Pazzesco, tu lo sai meglio di me, sei tu il medico, io sono una povera contabile.

FIGLIA 1

         Vaffanculo, non ricominciare. Io non so nulla, so quello che vedo.

FIGLIA 2

         Non volevo…

FIGLIA 1

         Siamo nervose entrambi, ognuno ha i suoi motivi, ed entrambe abbiamo lo stesso, questa donna. Questa donna che ci ha insegnato a camminare, a mangiare e a vivere e ora lo ha dimenticato. E questo fa male. (Si mette la testa tra le mani e inizia a singhiozzare)

FIGLIA 2

         Non fare così, non piangere.

DONNA

         Ci penso io a farla piangere quando torna.

FIGLIA2

         Chi Mamma?

DONNA

         Maria.

FIGLIA1

         Lascia stare, ora ha sempre in mente Maria, prima, quando c’era Maria non sapeva il suo nome, e la chiamava Cosa.

         DONNA

         Cosa è tornata?

FIGLIA 2

         Fra poco torna, e poi viene anche tuo figlio. Così ha detto…

DONNA

         Io non ho figli.

FIGLIA 1

         Hai ragione Mamma, viene nostro fratello.

DONNA

         Ma non era morto laggiù?

FIGLIA 2

         Chi?

DONNA

         Viveva sugli alberi, vero?

FIGLIA 1

         Sì, certo.

FIGLIA 2

         È assurdo. Non ci posso credere.

FIGLIA 1

         Se ti curassi di più di tua madre lo crederesti.

FIGLIA 2

         Sei proprio una stronza. Non sai far altro che rinfacciare il tuo impegno. Ho una vita complessa.

FIGLIA 1

         E un amante.

FIGLIA 2

         Sì, cazzo, ho un amante. Sei invidiosa?

FIGLIA 1

         Non me ne frega nulla. Vorrei solo che ti occupassi di più di tua madre.

FIGLIA 2

         Faccio quel che posso.

FIGLIA 1

         Fai troppo poco e con poca voglia.

FIGLIA 2 (si avvicina alla sorella)

         Hai rotto le palle.

FIGLIA 1

         Le hai rotte tu.

DONNA (destandosi da un apparente torpore e urlando)

         Basta così, mi sembrate tornate a dieci anni, facevate sempre così, mi fate disperare, fate silenzio o niente merenda oggi.

 

 

ATTO SECONDO

 

Stessa ambientazione del primo atto.

La donna appare seduta sulla sedia a rotelle che è ora posta al centro del palcoscenico. Ha in mano il bavaglio e tenta di rimetterselo al collo senza riuscirci, ogni tanto prova rischiando di strozzarsi, lo poggia sulle gambe, dopo un po’ riprova, così tutto il tempo. Le due sorelle sono poste una alla destra e l’altra a sinistra del palcoscenico, la Figlia 1 è seduta al tavolo e sta facendo un solitario con le carte, l’altra è seduta nella poltrona e consulta freneticamente il proprio apparecchio mobile, sorridendo di tanto in tanto.

 

FIGLIA 1 (alzando lo sguardo dal tavolo e girandosi verso la sorella)

         Ti sta dicendo quanto gli manchi?

FIGLIA 2

         Certo.

FIGLIA 1

         Che vorrebbe…

FIGLIA 2

         Sì!

FIGLIA 1

         È qui sotto?

FIGLIA 2

         Mi ha accompagnata, mi sta aspettando e mi riporta a casa.

FIGLIA 1

         Magari con una piccola sosta a casa sua per…

FIGLIA 2

         Magari ce ne fosse il tempo.

FIGLIA 1

         Vai allora, ti tengo bordone io, puoi dire a tuo marito che la badante ha ritardato e che io sono andata via per il turno di notte.

FIGLIA 2

         Faresti questo per me?

FIGLIA 1

         Perché non l’ho mai fatto? Tutte le volte che ti ho coperto…

FIGLIA 2

         Ti voglio bene.

FIGLIA 1

         Anche io, ciò non toglie che a volte ti comporti come una stronza.

FIGLIA 2

         Non sono una stronza.

FIGLIA 1

         Ho detto che ti comporti, quello che invece lo è di natura è tuo marito.

FIGLIA 2

         Un po’ hai ragione, sì, a volte è una persona stronza.

DONNA

         Sì, è una stronza, Maria; dov’è?

FIGLIA 1

         È morta.

DONNA

         Come?

FIGLIA 1 (sorridendo alla sorella)

         Un felino si è arrampicato sull’albero, l’ha raggiunta e mangiata in un solo boccone.

FIGLIA 2

         E mica solo lei, anche i fratelli, i genitori e i nonni.

DONNA

         Povera, non era meglio se restava qui con noi?

FIGLIA 1

         Sicuramente.

FIGLIA 2

         Certo, almeno qui i felini non ci sono, solo serpenti.

DONNA

         Io li odio i serpenti, i topi e tutti gli animaletti piccoli che camminano e volano.

 

Si senta il rumore della porta che si apre, poi dei passi, una giovane donna transita di sfuggita nella luce della porta collocata al centro del fondale.

 

BADANTE (con un accento metallico, da lontano)

         Eccooomi, arrivo subito.

FIGLIA 1

         Mamma, sei contenta che è tornata Maria?

DONNA

         Ma va là, Maria è morta, l’ha mangiata un puma.

FIGLIA 2

         Si ricorda, miracolo!

FIGLIA 1

         Fra due minuti non ricorderà più nulla.

BADANTE (entrando e salutando tutti con un gesto della mano si avvicina alla donna, le cinge il corpo da dietro)

         Amore mio, ti sono mancata?

DONNA

         Vorrei sapere dove sei stata fino a quest’ora. Io e tuo padre non abbiamo chiuso occhio.

FIGLIA 1

         Hai visto? Già se n’è dimenticata.

FIGLIA 2

         Non si può andare avanti così.

DONNA

         Così come?

FIGLIA 1 (rivolta alla sorella)

         Facciamo mangiare anche lei da un puma.

BADANTE

         Che state dicendo?

FIGLIA 2

         Si scherza.

BADANTE

         È una cosa importante scherzare, il vecchio dove io stava prima è morto a novantaquattro anni. Ma fino all’ultimo scherzava sempre con io. Ridevamo come matti. Era persona molto simpatica, ci stava con la testa ma non con le gambe.

FIGLIA 1

         Questa non ci sta né con l’una né con le altre.

BADANTE

         Io forte, io vissuta in campagna, sollevava capre e tirava mucche, portava secchi di venti chili di latte, due, uno per braccio, e uno in testa. Non mi fare paura lavoro, io posso portare Signo’ dove vuole.

FIGLIA 2

         E pensare che io con due buste della spesa mi faccio accompagnare dal portiere.

FIGLIA 1

         Non sei mai stata una che ama l’esercizio fisico. Sei una da contemplazione.

FIGLIA 2

         Sfotti, sfotti.

DONNA

         Non ho figli io.

FIGLIA 2

         Magari avesse ragione lei.

FIGLIA 1

         Che vuol dire?

BADANTE

         Ma non vi preoccupate, fa sempre così, inizia un discorso che non c’entra e poi mi chiama Maria.

FIGLIA 1

         Infatti, non ci preoccupiamo, comunque anche a noi ci chiama Maria.

FIGLIA 2

         Siamo tutti Maria e figli di Maria.

DONNA

         Io non sono figlia di Maria, Maria è mia figlia.

FIGLIA 1

         Che malattia subdola. (Si alza e va verso il centro del palcoscenico accanto alla madre, parla osservando alternativamente la genitrice e il cielo). S’insinua nella testa delle persone, piano piano, in silenzio. Poi quando te ne accorgi è già tardi. […] Ricordo i primi tempi, quando iniziava a ripetere sempre le stesse cose, le ripeteva, ripeteva, cambiando sempre i particolari; quando dimenticava le chiavi, il gas aperto, non chiudeva la porta o non riusciva più ad aprirla. Quando vagava nel quartiere senza ritrovare il portone e a chi la incontrava e le chiedeva se fosse in difficoltà diceva di dover andare a comprare il pane.

E noi preoccupati che non rispondeva al telefono, al cellulare; lasciavamo ogni cosa e partivamo alla sua ricerca, e la trovavamo su di una panchina al parco a parlare tranquillamente con qualche mamma, con qualche pensionato oppure delle volte seduta che guardava il cielo con quei suoi occhi acquosi.

E fin qui quasi tutto normale, ci dicevamo; l’età, […] papà che se n’era andato, noi figli fuori di casa, le mancano gli alunni.

Per noi era un decadimento naturale, quasi normale, atteso. Invece il neurologo, dopo aver visto gli esami, ci disse che nonostante i sintomi fossero apparentemente lievi la malattia aveva scavato profondi solchi nella sua testa. Da allora ne ha scavati anche di più profondi nella nostra anima. Consolati un po’ dal fatto che lei non capisce in quale abisso è precipitata. (Torna a sedersi, si rivolge alla madre) E noi che ci adiravamo con te, Mamma, ti stai rimbambendo; quasi ti insultavamo, ti trascinavamo via dai posti contro la tua volontà, ci chiedevi chi fossimo, poi un secondo dopo ci trattavi come se avessimo cinque anni, ci volevi accompagnare a scuola, all’oratorio, a comprare il gelato.

Tanto a te, Mamma, che importa? (Le prende il viso tra le mani) Non soffri, soffriamo noi a vederti ridotta così…

FIGLIA 2

         Tu che eri il verbo, (si alza e guarda la madre che appare smarrita) la legge, l’esempio. Tu che sapevi sempre cosa fare, che avevi le risposte a tutto, anche alle domande più difficili. Tu che indovinavi il nostro stato d’animo da come ci vestivamo, se avessimo un appuntamento, se c’eravamo baciate con il ragazzo; ti bastava guardarci di sfuggita per sapere anche quello che non sapevamo di noi stesse.

Ora stai così, (protende le mani verso la madre) senza alcuna percezione del tempo e dello spazio, non sai collocarti nel mondo, non sai chi sei, chi siamo, come ci stiamo a fare qui…, non capisci se sai starci oppure no, se vuoi andartene e non puoi. Tutte le volte che con te ci innervosivamo senza capire che laggiù, in fondo a quel pozzo, è troppo buio, non puoi veder nulla tu e noi che ti accompagniamo…

DONNA (proseguendo il discorso della figlia)

Il fondo al pozzo tutto prende la forma del momento, prende la forma che non vuoi dargli; poi, le parole escono come un fiume in piena o spariscono per sempre una alla volta, […] e non trovano strade per arrivare alla bocca. Si perdono per sempre.

FIGLIA 2 (riprende)

Svaniscono anche le capacità elementari di fare un discorso, di accudirsi, di accudire. Rimane la sensazione di dover far qualcosa, ma un qualcosa incognito, di cui non ci si ricorda il nome, non lo si conosce.

DONNA (prosegue)

Subentra un senso di frustrazione, di inadeguatezza, anche se non sai che lo è ma lo percepisci, senti che qualcosa non va, come se dovessi partorire ma non sei incinta, come se dovessi mangiare ma non hai fame, come se dovessi morire ma non ne hai voglia.

FIGLIA 2

         Sto per piangere.

FIGLIA 1

         Non posso crederci. Non pensavo di sentire ciò.

FIGLIA 2

         Neanche io di dirlo.

FIGLIA 1

         Non intendevo questo!

FIGLIA 2

         E la Mamma? Sembrava seguisse e anticipasse i miei pensieri.

FIGLIA 1

         Forse è così.

DONNA

         È lui. (Mentre si gira e indica una persona immaginaria) Vattene disgraziato.

FIGLIA 2

         Mamma, chi, cosa ti hanno fatto?

DONNA

         La picchia.

FIGLIA 2

         Chi? A chi?

DONNA

         Lui, (indica nel vuoto) a Maria.

FIGLIA 1

         Ricomincia con questa Maria, anzi non ha mai smesso.

FIGLIA 2

         La Maria la farebbe star bene.

FIGLIA 1

         Non credo, l’abbiamo cacciata perché rubava.

FIGLIA 2

         Era una battuta…

DONNA

         Maria mi fa star bene, però strilla quando lui la picchia.

FIGLIA 1

         Mamma, nessuno picchia Maria.

DONNA

         Lui sì, chiedi a Maria. (Rivolgendosi alla badante) È vero che ti picchia quando siete in camera tua?

BADANTE

         Non picchia lui. (Con le mani fa un gesto come a dire chi?)

DONNA

         Sì, lei strilla forte. E poi dorme sempre, non sa cucinare.

BADANTE

         Vado di là. (Esce)

DONNA

         È tornato papà? Non ho ancora preparato la cena. Avete fatto i compiti voi due?

FIGLIA2

         Mamma, papà è partito, non ricordi?

DONNA

         È vero, aveva quella conferenza.

FIGLIA 1

         Sì, Mamma, un appuntamento.

DONNA

         No, no, un congresso su al Nord.

FIGLIA 2

         Hai ragione Mamma. È andato lontano e chissà quando torna.

DONNA

         Torna sempre, tutte le volte.

FIGLIA 2

         Stavolta ho dei dubbi.

FIGLIA 1

         Smettila, falle almeno godere di quel poco che ricorda.

FIGLIA 2

         Non ero io quella che non la contraddiceva mai? Continuiamo a prenderla per il culo.

FIGLIA 1

         Non si tratta di prenderla per il culo, se pensa ai vecchi tempi è felice.

FIGLIA 2

         Non mi sembra tanto felice.

DONNA

         Non è che è scappato con Maria?

FIGLIA 1

         Mamma, ma che dici, non lo farebbe mai.

DONNA

         Lo dici tu, quella volta che sparì per tre giorni con la sua segretaria, e noi lo credevamo alla Fiera, allo stand come diceva lui e invece se la spassava con la zoccola.

FIGLIA 1

         Maaamma. Ma chi? Quella con il petto di fuori?

DONNA

         Proprio quella, che poi ha finito per sposare il Direttore Generale; se li è fatti tutti, dall’usciere al capo, salendo tutta la scala gerarchica.

FIGLIA 2

         Cazzo mamma, ma questa cosa non ce l’avevi mai detta?

DONNA

         E che ve la dicevo a fare, soffrivo già abbastanza io per tutti.

 

Le figlie si avvicinano alla madre, una per lato e l’abbracciano silenziose.

 

FIGLIA 1

         Che cosa assurda e noi non ci siamo accorte di nulla.

DONNA

         Ma voi eravate adolescenti, avevate i ragazzi per la testa, la scuola, lo sport, è giusto così, i figli devono fare la loro vita. A parte adesso che state qui ad accudirmi. Di questo vi ringrazio, Dio ve ne renderà merito e se non sarà Dio sarà il cielo, la terra, la vita, qualsiasi cosa più grande di noi.

FIGLIA 2 (Piangendo)

         Mamma, ti amo.

FIGLIA 1

         Anche io.

DONNA

         E poi Maria non rubava, gli ho dato io i gioielli per venderli, io che ci facevo più… Le servivano per comprarsi il biglietto per tornare al suo paese e aprire un negozio. Lì ha due figli piccoli, io ho visto le foto, sono bellissimi. Ci ho anche parlato con il telefono e li vedevo anche, non capivo una parola però erano teneri, mi hanno salutato chiamandomi nonna.

FIGLIA 1

         Mamma, ci stai dicendo che era una cosa organizzata? Il furto intendo.

DONNA

         La volevate far morire di crepacuore, lo sapete voi che significa stare lontani dai figli tanto tempo, specialmente se sono piccoli? Io sarei morta a star lontana da voi, non ce la facevo più a sentirla piangere in camera.

FIGLIA 2

         Mamma, lo sai che abbiamo fatto la denuncia? Sia per abbandono di incapace che per furto?

DONNA

         E sai che le importa ora che sta a casa sua.

FIGLIA 1

         Mamma, non ti ricordi nulla, è mai possibile che tu ti sia inventata anche questa storia?

DONNA

         Se prendete il mio cellulare, non so dove sia, se ne occupa quella stronza di là, vedrete che ci sentiamo spesso, i figli stanno imparando l’italiano, ogni volta mi dicono qualche parola in più. Gli ho promesso che a Natale mando loro un regalo. Se non ci dovessi arrivare ci pensate voi? L’indirizzo è in un messaggio.

FIGLIA 1

         Mamma, siamo sbalordite, non ti ricordi nulla e hai messo in piedi questa cosa degna di un film di spionaggio.

DONNA

         Ma che state dicendo, è stata una cosa semplicissima, quando vuoi bene a una persona ti riesce tutto facile.

FIGLIA 2

         Perché non ce l’hai mai detto?

DONNA

         A quale scopo? Primo sareste state contrarie, poi mi avreste fatto due palle così. (Fa il gesto)

FIGLIA 1

         Cosa dici, saremmo state comprensive.

DONNA

         Papà è tornato? La cena è pronta?

FIGLIA 1

         È andata, ma almeno abbiamo saputo qualcosa di nuovo, anche se era meglio non saperlo.

DONNA

         E poi mica era la prima volta.

FIGLIA 2

         Cosa mamma?

DONNA

         Che mi tradiva.

FIGLIA 2

         Cosa dici?

FIGLIA 1

         Mamma…

DONNA

         Con la cassiera del Bar.

FIGLIA 1

         Chi?

DONNA

         La culona.

FIGLIA 2

         Mamma, che dici?

DONNA

         Se la faceva con la culona, lui pensava che non me ne fossi accorta, invece mica sono scema.

Passami il telefono che ora la chiamo e te lo faccio dire da lei.

FIGLIA 1

         Mamma, la chiami dove?

DONNA

         Al Bar, dove vuoi che la chiami, che sei stupida?

FIGLIA 1

         Mamma, il Bar è chiuso da secoli.

DONNA

         Allora dov’è tuo padre, non sarà mica con la fornaia.

FIGLIA 2

         La fornaia, che c’entra ora?

DONNA

         Quella svergognata, ogni volta che passavamo o andavamo a comprare qualcosa faceva gli occhi dolci a vostro padre. Sono certo che è andato anche con lei.

FIGLIA 2

         Mamma, ci stai facendo scoprire cose di papà che neanche pensavamo lontanamente.

DONNA

         Troppe ne avrei da raccontare, a proposito, quando torna? È pronta la cena? Mariiiiia, è pronta la cena? Voglio il fagiano.

FIGLIA 1

         Mamma, non mi sembra il caso, è pesante la sera, e poi non abbiamo fagiani.

DONNA

         Non abbiamo fagiani? Scherzi, tuo padre ieri è andato a caccia con il nonno e hanno preso due folaghe e tre fagiani, proprio in riva al lago. (Indica fuori la finestra)

FIGLIA 2

         Mamma, non siamo alla casa al lago. Siamo in città. Papà a quest’ora chissà dov’è, con chi è, il nonno invece sappiamo dove trovarlo.

DONNA

         Ma se mi ha telefonato prima dicendomi che sarebbe tornato presto; a proposito, è tornato? Andate a vedere di là, magari si sta facendo una doccia per togliersi il profumo di dosso di qualche puttanella che lo ha accompagnato.

FIGLIA 1 (Fa un cenno alla sorella che si allontana)

         Mamma, a me sembra che non debba tornare oggi. Forse domani.

DONNA

         Non ci si capisce più niente. Oggi poi che è ieri, e domani facciamo qualcosa.

FIGLIA 1

         Mamma, che stai dicendo?

DONNA

         Uffa, mi si confondono le cose, le parole, i giorni, le persone. Ma solo a volte, fortuna che c’è Maria, le ho insegnato tutto, non sapeva fare nulla quando è arrivata, e ora guardala, cucina, lava, stira, tiene in ordine la casa, è ingrassata e si è fatta anche più bella, sembra un’altra. E poi ha due figli, ve l’avevo detto?

FIGLIA 1

         Questa è un’altra, Mamma. Questa che vedi tutti i giorni non è Maria, l’abbiamo cacciata via, rubava, anzi no, ci ha detto che hai organizzato tutto tu.

DONNA

         Avete fatto bene a mandarla via, non mi era simpatica, rubava; una volta l’ho vista che ha aperto il frigorifero, ha preso del formaggio e se l’è mangiato. E una parte l’ha messa in tasca, secondo me l’ha portato al fidanzato.

FIGLIA 2 (rientrando)

         Aveva un fidanzato? Papà non è tornato.

DONNA

         Certo che lo aveva, stava lì, (indica l’angolo a destra della quinta) tutte le sere si sedeva per terra con un libro sulle gambe, faceva finta di leggere ma in verità ci parlava per ore, gli dava da mangiare, lui non usciva mai dal buco, secondo me non volevano far capire che erano fidanzati, ma io li ho visti gli occhi di lui, innamorato perso. Quando la vedeva gli si rizzavano i baffi e qualche volta anche la coda. Anche se era più raro.

FIGLIA 2

         Cazzo, un topo!

DONNA

         Un topo, dove? Non scherzate, lo sapete che ho paura.

FIGLIA 2

         Mamma, ci siamo sbagliate, era un’ombra.

FIGLIA 1

         Cazzo dici? Ma che stai andando fuori di testa anche tu?

ONNA

         Ho sonno, vado a letto.

FIGLIA 2

         Mamma è presto. Poi non dormi.

FIGLIA 1

         Vado a chiamare quella che così ce ne andiamo. (Si allontana)

DONNA

         Dove va?

FIGLIA 2

         A chiamare quella di là, quella specie di Maria.

DONNA

         Non è mica Maria quella, quanto siete sceme.

FIGLIA 2

         Adesso ci manca che ci prende anche per il culo. (Alza gli occhi al cielo)

FIGLIA 1 (tornando)

         A me a momenti appare lucida, di una lucidità strana.

FIGLIA 2

         Che intendi dire?

FIGLIA 1

         Che sicuramente è malata, ma forse meno di quel che pensiamo.

FIGLIA 2

         Mi stai dicendo che ci fa?

FIGLIA 1

         A volte mi viene di pensare di sì.

DONNA

         Che state dicendo voi due?

FIGLIA 2

         Niente Mamma.

FIGLIA 1

         Prima o poi dovremmo chiarire questa cosa. Mamma, non è che delle volte tu ci prendi per il culo facendo finta di non ricordarti nulla e poi ci racconti delle storie che la tua fantasia ha partorito?

DONNA

         (Abbassa il capo fingendo di essersi assopita)

 


ATTO TERZO

 

Il giorno dopo, la scena è sempre la stessa, dalla porta al centro del fondale entra la Donna con un deambulatore e la badante che la controlla da vicino. La Donna, vestita come il giorno precedente e con il grande bavaglio al collo, si ferma a metà scena, sbuffa, si guarda in giro come se non riconoscesse l’ambiente.

DONNA

         Maria, dove mi ha portato? Io voglio andare a casa mia.

BADANTE

         Signo’, questa è casa sua.

DONNA

         No, ti dico di no, lo saprò com’è fatta casa mia, brutta zoccola. E ladra.

BADANTE

         Non sono zoccola.

DONNA

         Che ne sai tu se non sei zoccola, questo lo stabilisco io. Però sei ladra.

BADANTE

         Come vuole Signo’, io sono quello che lei comanda.

DONNA

         Io non comando nessuno e niente, io voglio solo andare a casa mia a dormire nel mio letto, devo fare la pipì.

BADANTE

         Signo’ si è alzata adesso dal letto e la prima cosa è stato levare pannolone e portare Signo’ al bagno. Sono le nove del mattino, è presto per andare a letto.

DONNA

         Chi ti ha detto che voglio andare a letto, io ho detto che voglio andare a casa mia.

BADANTE

         È casa sua questa, sono cinque e quaranta anni che abita, non te ricordi Signo’?

DONNA (Avanza con il deambulatore e prende il telecomando del televisore dal tavolo e lo porta all’orecchio)

         Pronto?

BADANTE

         Ma che fa? Quello non è il telefono.

DONNA

         Scema che sei, chiamo mio marito per sapere a che ora torna.

BADANTE

         Signo’, quello è telecomando.

DONNA

         Questo è il grammofono, serve per sapere chi c’è dall’altra parte.

BADANTE

         Va bene, ha ragione tu. Torna a cena?

DONNA

         Chi?

BADANTE

         Suo marito.

DONNA

         Ma sei scema? Io non sono sposata né fidanzata. Sono signorina.

BADANTE

         Signo’ che dice, ha due figlie e un figlio.

DONNA

         E ci mancherebbe. Ma tu che vuoi da me? (Posa il telecomando sul tavolo)

BADANTE

         Si vuole sedere in poltrona?

DONNA

         No, voglio andare a casa mia. Tu che ci fai a casa mia?

BADANTE

         Allora lo sa che è casa sua?

DONNA

         Mi prendi per scema? Certo che lo so, ci abito dal settantacinque. Quando mi sono sposata. Dopo due anni è nata la grande e poi dopo altri due anni l’altra. O era il contrario?

BADANTE

         Il contrario non è possibile. Poi c’è il terzo, il maschio.

DONNA

         Ma che cazzo ne sai tu che non c’eri, allora… lo sa lei, (accompagna il concetto agitando una mano) la saputa, più sono ignoranti e più pensano di sapere. Le ho partorite io e lo saprò, anche se adesso mi sfugge se è nata prima la grande o la piccola. Mi tornerà in mente.

BADANTE

         Lo sa che fra poco arrivano?

DONNA

         Chi?

BADANTE

         Come chi? Le sue figlie.

DONNA

         Io non ho figlie.

BADANTE

         Ma…

DONNA (Urlando)

         Adesso basta, lo saprò visto che le dovrei aver partorite io.

BADANTE

         Speriamo che arrivano presto.

DONNA

         Arrivano chi?

BADANTE

         Nessuno.          

DONNA

         Lasciami sola. (Fa un cenno con la mano, come per cacciarla)

BADANTE (uscendo dalla porta)

         Vado a preparare la colazione.

DONNA

         Prepara quel che cazzo ti pare. […] Guarda questa, vieni qui in casa mia, vuole comandare, mi offende, ruba e poi se ne va. (Si gira verso la porta) Ah, se non avessi questa cosa strana che mi fa dimenticare le parole, le cose, il loro uta…, uti…, utilità, no, utile, utilizzo. E mi fa ricordare le cose antiche e non le più vicine, anzi mi ricordo solo quel che vuole lei, questa malattia di cui non ricordo il nome. Avete visto? (Si siede con fatica sulla sedia dietro il tavolo, come se fosse una cattedra, si rivolge verso il pubblico) Che schifo, comando lei, la malattia, comandano i dottori che ti fanno fare gli esercizi senza senso, che non servono a nulla, se non a farti incazzare, perché dovete sapere cari ragazzi che è una malattia incurabile, progressiva, ti porta all’annientamento (fa ampi gesto con la mano), a essere solo un burattino nelle mani degli altri, anche se gli altri ti vogliono bene ti ordinano di fare questo e poi quell’altro, e a te non te ne frega nulla perché sai che da questo non ne puoi uscire che in un modo solo. Rossi, ti ho visto, ti metto una nota. Se ne esce male, malissimo o forse bene, ma sicuramente con le gambe in avanti, dentro una cassa buia. Loro non lo sanno che il mio cervello funziona quasi come una volta, […] credo, come quando ero nel pieno della vita. Solo che poi non riesco a far uscire le parole come vorrei, i gesti s’ingarbugliano, i movimenti che io so che dovrei fare non si realizzano, e loro giù a insultarmi, a dirmi come fare, cosa fare. Delle volte mi ricordo ma faccio finta di essermi dimenticata, così loro sono contenti, si rifanno un po’ di tutte le volte che li ho sgridati da piccoli, li ho costretti a fare qualcosa che non volevano. E sono contenti. E poi lo so che mio marito se n’è andato di casa da anni ormai, ma l’idea che possa tornare mi piace, vorrei rivederlo prima di morire. O anche dopo andrebbe bene lo stesso. […]  Ci siamo amati, almeno i primi tempi, e poi anche successivamente, anche quando andava con tutte le donne che incontrava; lui nonostante tutto provava affetto, io un po’ misto a rabbia, quella rabbia che provi perché ancora gli vuoi bene ma non puoi dimostrarlo. Giuliani (alzando lo sguardo come se dovesse parlare a un alunno all’ultimo banco), inutile che ti nascondi, ti si legge in faccia che non hai studiato. Non era vero che se la faceva con quella del Bar, l’ho detto solo per farmi compatire un poco, a volte hai bisogno che qualcuno ti stia al fianco, sia solidale con te, tanto per continuare a credere che la gente sia empatica, ti voglia bene, si accorga di te. Non pensavo di essere ancora in grado di fare un discorso così lungo, tutto d’un fiato. Cari ragazzi, ora avrete sicuramente capito che un po’ ci sono e un po’ forse no, e da ora in poi giocherete a capire quando sono sana di mente o demente, ma non è detto che ci indoviniate. (Urlando) Metto una nota a tutta la classe se continuate così, quest’anno avete la maturità e voi continuate a fare gli scemi in questo modo. Meno male che non ho figli, che se mi diventavano come voi… Capito?

Ora taccio, ho la gola secca. (Lunga pausa) Mariiiiia. (A squarciagola)

BADANTE (accorrendo preoccupata)

         Signo’ che vola adesso?

DONNA

         Vola? Non vola niente, ho fame, preparami pranzo nel salone grande.

BADANTE

         Signo’, questo di salone ha. Vado a prendere la colazione. (Esce di nuovo)

DONNA

         Quando vengono le mie figlie?

BADANTE (da fuori campo)

         Signo’ fra poco vengono, ora si ricorda che ha due figlie?

DONNA

         Certo che me lo ricordo, Maria e Cosa.

BADANTE

         No, non si chiamano così.

DONNA

         Lo saprò, le ho masticate io.

BADANTE

         Cosa ha fatto?

DONNA

         Le ho masticate io.

BADANTE

         Voleva dire partorite, Signo’?

DONNA

         E che ho detto io, ma la smetti di correggermi quando non ne ce n’è bisogno. Suonano alla porta, vai a vedere.

BADANTE

         Signo’, ma che sente le voci? Non ha suonato nissuno. (Suonano alla porta) Oh Madonnina mia, tua e sua…

DONNA

         Che sei sorda? Hai sentito o no, Mariiiia, apri.

 

(La Badante esce dalla cucina e si avvia verso l’ingresso passando per la porta sul fondale, voci nel corridoio)

 

FIGLIA 1 (entrando insieme alla sorella e baciando la madre)

         Ciao mamma, come stai?

FIGLIA 2 (anche lei bacia la madre)

         Stai bene?

DONNA

         Che avete, tutte a chiedermi se sto bene, certo che sto bene, quando mai sono stata bene.

FIGLIA 2

         Male volevi dire?

DONNA

         Eccone un’altra, no, bene.

FIGLIA 1

         Quindi stai bene?

DONNA

         Ho martoriato due sceme e le ho fatte anche studiare.

FIGLIA 1

         Non è giornata mi sa, vero?

FIGLIA 2

         Decisamente.

BADANTE (entrando con il vassoio della colazione che poggia sul tavolo)

         Signori’, lavata e cambiata, questa è la colazione. Io vado fare spesa, ci state voi, se avete bisogno di qualcosa mi telefona, io rispondo presto. I pannoloni sono al bagno, i vestiti puliti se servono nell’armadio, le mutande nel cassettone, insieme ai calzini. Che Signo’ ha sempre i piedi freddi. Vado. Ci vediamo presto. Se posso torno subito subito. (Uscendo dà un bacio alla Donna) A dopo Signo’. (Sulla soglia) Ah, la doccia, se si piscia, tiepida che calda strilla. (Esce)

FIGLIA

         Pure…

FIGLIA 2

         Mamma, come hai dormito?

DONNA

         Come vuoi che abbia dormito? Come al solito, su di un fianco, questo. (Si alza a fatica, guarda e si tocca prima il destro, poi ci ripensa e si tocca l’altro, poi entrambi contemporaneamente e si risiede. Inzuppa un biscotto in un caffellatte e lo porta alla bocca).

FIGLIA 2

         Mamma, intendevo dire se hai riposato.

DONNA

         No, ho dormito. Si riposa di giorno, sdraiati sul divano, poggiati sul letto, la notte si dorme o si sveglia.

FIGLIA 1

         Veglia!

DONNA

         Veglissima, mi sono destata da poco.

FIGLIA 2

         Mi sto convincendo anche io che delle volte ci prende per il culo.

FIGLIA 1

         Te l’ho detto.

DONNA

         Cosa le hai detto? Ieri è venuto a trovarmi Maria, no, Mario, quello dell’ultimo piano. Quel ragazzo gentile.

FIGLIA 1

         Ragazzo? Avrà quasi sessant’anni. È scorbutico come pochi, chi il meccanico in pensione?

DONNA

         Quanto è gentile. Mi ha riparato la lavatrice.

FIGLIA 2

         Ma come, l’abbiamo comprata due mesi fa, è in garanzia, non dovevi fargliela toccare. Ora che ritorna quella stronza ci penso io.

DONNA

         Non torna, se l’è mangiata una tigre.

FIGLIA 1

         Quella è Maria, era un puma, questa è un’altra.

DONNA

         Un’altra chi? Io non voglio estranei in giro per casa, fanno come vogliono, rubano, violentano, spostano i soprammobili. Voi lo sapete che la cosa che detesto di più è che qualcuno sposti i soprammobili?

FIGLIA 2

         Lo sappiamo Mamma.

DONNA

         Non chiamarmi Mamma, non sono tua madre.

FIGLIA 1

         Mamma, ora stai esagerando. Ci hai cresciute e quindi sei nostra madre.

DONNA

         Vi ho cresciute? Male da quel che vedo.

FIGLIA 2

         Mamma, cazzo! Ora esageri.

FIGLIA 1

         Ha ragione mia sorella. Stai esagerando, ci prendi per il culo?

DONNA

         State dicendo troppe parolacce. Cazzo, culo. Lo vedete che non siete figlie mie.

FIGLIA 1

         Perché tu non ne dici di parolacce?

FIGLIA 2

         Le dice, le dice.

DONNA

         Mi state prendendo per il culo, cazzo!

FIGLIA 1 e FIGLIA 2 (in coro)

         Visto?

BADANTE (dal corridoio)

         Eccooomi, sono rientrata, troppa gente dal fruttivendolo, ci vado un’altra volta. Tutto bene?

FIGLIA 1

         Chiediglielo. (Rivolta alla sorella)

FIGLIA 2

         Per caso (urlando per farsi sentire), ieri è venuto qualcuno a riparare la lavatrice?

BADANTE

         Nessuno.

FIGLIA 2

         Meno male, perché non deve venire nessuno se non strettamente necessario.

BADANTE (entrando)

         È venuto quel signore gentile dell’ultimo piano, una settimana fa, ha riparato il firgorifero.

FIGLIA 1

         Ma come? Ma non mi hai detto nulla, te lo mandavo io uno bravo. Te l’ho detto cento volte.

BADANTE

         È stato un caso, mi ha visto per le scale che ero arrabbiata e allora mi ha chiesto, lui venuto subito con attrezzi. Ha cambiato la guarigione spaccata, non ha voluto i soldi, dice che l’aveva in più.

DONNA

         Visto? Voi mi prendete per scema ma io ci sto con la testa.

FIGLIA 1

         Sì, però era una settimana fa ed era il frigorifero.

DONNA

         Una settimana, ieri, lunedì, e io che ho detto?

FIGLIA 2

         Hai detto ieri.

DONNA

         Ieri è passato e se è passato cosa conta un giorno in più o in meno? Tanto è passato. Diverso se era domani o dopo. Nel futuro il tempo fa la differenza, nel passato non conta, nel presente… beh, è presente, che ve lo dico a fare a voi due rincitrullite.

FIGLIA 1

         Sempre più convinta che ci prende per il culo.

FIGLIA 2

         A quale scopo?

FIGLIA 1

         Lo sa solo lei e la sua mente.

FIGLIA 2

         E se questa malattia portasse alla perdita di certe capacità e all’aumento di altre, come la fantasia. Una specie di compensazione, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

DONNA

         Chi è venuto a riparare il forno?

BADANTE

         Il forno? Quale forno, funziona tutto benissimo.

FIGLIA 2

         Non ci sto capendo nulla.

FIGLIA 1

         Potrebbe essere, da una parte leva dall’altra ridà, non so che dirti.

DONNA

         Quello che hai perso non te lo restituisce nessuno, nemmeno il Padreterno.

FIGLIA 1

         Allora ci stavi seguendo? Ma non è che tu capisci molto di più di quello che fai finta di capire?

DONNA (abbassa il capo)

         Che ne so!

FIGLIA 2

         Mamma, non è che ci hai preso in giro per tutto questo tempo?

DONNA

         Preso in giro? Vorrei dire tante cose ma non sempre mi riesce, è brutto sapete? Vostro padre che se n’è andato, voi avete la vostra vita, mi piacerebbe avere qualcuno con cui parlare, più tempo da passare con voi.

FIGLIA 1

         Cazzo Mamma, non è che oltre noi hai ingannato anche i dottori?

BADANTE

         Io non capire un cazzo.

FIGLIA 2

         Lascia stare che mi sa che tu il cazzo, specie di quello dell’ultimo piano, lo capisci eccome.

DONNA

         Non è che io sia lucida ma nemmeno tutta matta, dimentico le cose, a volte mi vedo fare gesti strani, me ne accorgo, come se i miei occhi fossero di fuori delle orbite e mi guardassero. Inviano il messaggio alla mia testa e quella ci pensa un po’ e poi dice, lascia stare, va bene così.

FIGLIA 1

         Mamma, che stai dicendo? È spaventoso.

FIGLIA 2

         Mamma, sei lucidissima!

DONNA

         Forse sto ingannando me stessa o forse è me stessa che inganna me. Non saprei.

BADANTE

         Ma allora Signo’ non è malata? Io perdere posto?

FIGLIA 1

         Non ti preoccupare, non perdi il posto, è sempre anziana e da sola non può stare, al massimo d’ora in poi dovrai chiederti se le sue stranezze sono vere o ti sta prendendo in giro.

BADANTE

         Io non posso perdere posto, devo mantenere familia. Se io andare via voi pagare tutto, ferie, liquidità, sabati e domeniche non uscita con amiche.

FIGLIA 2

         Senti, non ci rompere le palle, quando sarà, ma non è adesso, avrai tutto. E non dire voi con quel tono minaccioso.

BADANTE

         Io non manaccio nessuno, io vado dal sindacato.

FIGLIA 2

         Mi sa che prima però vai a quel paese.

BADANTE

         Se non trovo altro lavoro vado al mio paese.

FIGLIA 2

         Sì, senza passare per il via.

DONNA

         Io non prendo in giro nessuno. Io sto bene, anzi no, perché pensare di essere malati equivale a esserlo. E se a pensarlo poi sono anche gli altri, coloro che ti circondano, che ti vogliono bene, chi sei tu per dire che non lo sei? Se poi il medico ci mette il timbro sopra…

BADANTE

         A me sembra diventare matta.

FIGLIA 2 (sbigottita)

         Non lo dire a noi.

FIGLIA 1

         È proprio vero che quelli che ne risentono di più sono i familiari.

DONNA

         Che problemi avete, ditelo alla zia.

FIGLIA 1

         Alla Mamma vorrai dire.

DONNA

         Se lo volete dire a vostra madre va bene, altrimenti ci sono io che vi ascolto volentieri.

FIGLIA 2

         Mamma, ora smettila con questa commedia.

DONNA

         Quanto tempo che non vado a teatro.

FIGLIA 1

         Quale teatro, cosa dici? Sei ripartita per il mondo dei sogni, dell’impossibile, del sottosopra?

DONNA

         Il sottosopra è un punto di vista, se fai la verticale vedi al diritto.

FIGLIA 2

         Se fai il quadro svedese vedi a scacchi.

FIGLIA 1

         Se sali la corda ti c’impicchi.

BADANTE

         Belli i vostri proverbi, da me si dice se la mucca non fa il latte è toro.

DONNA

         Voglio andare a casa mia, Mariiiia, chi è questa gente? Cosa ci fa qui, mandala via, chiama mio marito per sentire se torna per la cena.

FIGLIA 1

         È partita.

DONNA

         Chi è partita?

FIGLIA

         Tu Mamma, stai tornando a casa.

DONNA

         Magari fosse quella del Signore Benedetto.

FIGLIA 1

         Vuoi morire?

DONNA

         Chi non vorrebbe…

FIGLIA 1

         Non credo, al contrario tutti vorrebbero vivere in eterno.

DONNA

         Per vivere in eterno bisogna morire.

FIGLIA 2

         No, è sufficiente vivere.

DONNA

         Meglio morire che vivere così!

FIGLIA 1

         Così come?

DONNA

         Malata e sana, lucida e annebbiata, diritta e rovescia, bianca e nera. Mezza viva e mezza morta.

FIGLIA 2

         Una filosofa.

DONNA

         Una stronza.

FIGLIA 1

         Cosa c’entra?

DONNA

         Ma lo sai che questa malattia ti fa uscire le parole che hai usato meno nella tua vita.

FIGLIA 2

         Allora prima o poi ci dirai che ci ami?

DONNA

         Perché non ve l’ho mai detto?

FIGLIA 1

         Meno di quel che meritavamo o che volevamo sentirci dire.

DONNA

         Mi spiace, avete ragione, meritavate di più. Va bene se ve lo dico ora?

FIGLIA 1

         Va bene, sì.

DONNA

         Siete due stronze.

FIGLIA 2 (mentre la sorella scuote rassegnata la testa)

         Ma che dici?

DONNA

         Anzi tre, anche Maria o come cazzo si chiama questa. Che poi non è degna neanche di lavarle il culo a Maria.

BADANTE

         Lavare culo non è bella cosa.

FIGLIA 1

         Non ti ci mettere anche tu, non darle retta.

DONNA

         Sono stanca.

FIGLIA 2

         Vuoi andare a letto?

DONNA

         Sono stanca di questa vita.

FIGLIA 1

         Non ce la faccio più. (Riversa il viso tra le mani e inizia a singhiozzare)

FIGLIA 2

         Che fai? (Si avvicina, la prende per le spalle, poi allarga le braccia e la cinge)

FIGLIA 1

         Non ce la faccio, non la posso vedere più così. (Si alza, va verso il centro del palcoscenico, guarda in alto, rivolge le palme delle mani verso il cielo, quasi a dire una preghiera) Non la posso sentire, non capisco cosa dica, cosa voglia, se e quanto sta male, è insopportabile tutto questo. Non m’interessa se lei non se ne accorge, è umiliante, Dio o chi per lui non dovrebbe permetterlo, se è vero che ci ha fatto a sua immagine. Non pretendo di essere uguale a lui, pretendo che non ci umili, che ci porti via quando è il tempo, prima che iniziamo a trascinarci su questa terra come perduti.

FIGLIA 2

         Dai, non fare così, sei tu quella forte, quella che ci ha tenute insieme in questo periodo di disgrazia. Sono io che non posso vedere te in questo stato, e anche lei, ovviamente. (Indica la madre)

DONNA

         Questa vita di merda, non si migliora, si peggiora solo.

FIGLIA 1 (si alza all’improvviso, afferra un vaso e corre verso la madre, la sorella fa in tempo a fermarla prima che la colpisca)

         Lasciami, la voglio rimandare da Dio, se la tenesse lei così.

DONNA

         Dio, Dio, se esistesse non staremmo male, forse neanche bene.

FIGLIA 2 (rivolta alla sorella)

         Sei impazzita, sei più pazza di lei.

BADANTE

         Io non capiscio niente, che succede?

DONNA

         Tu non mai capito niente, credi di essere Maria?

BADANTE

         Io me ne vado a fare le valigie ma avrete notizie dall’avvocato. (Esce dalla porta centrale e va verso il centro della casa)

FIGLIA 2

         Che cazzo sta succedendo, poi ero io quella strana? Siete impazziti tutti? (Si guarda in giro come se non comprendesse dove si trova)

FIGLIA 1 (agitando il vaso)

         Lo spacco in testa prima a Mamma, poi a quella stronza di là, avvocato compreso.

DONNA

         Quale avvocato, c’è un processo? A me piacciono quelli in televisione, dove urlano e non si capisce niente.

FIGLIA 2

         State calme. (Guarda alternativamente la sorella e la madre)

FIGLIA 1

         Come cazzo fai a stare calma, qui sta andando a fondo tutto.

DONNA

         Ragazze, siete delle pesti. Dite un sacco di parolacce, siete insopportabili. Meno male che non c’è quello scalmanato di vostro fratello altrimenti chi vi avrebbe fermato dal rompere tutto.

FIGLIA 1

         Si ricorda anche di nostro fratello, cos’è un miracolo?

FIGLIA 2

         È il miglioramento prima della morte.

DONNA

         Magari arrivasse presto!

FIGLIA 1

         Cosa Mamma? La morte?

DONNA

         No, vostro padre.

FIGLIA 2

         Mamma, quello è scappato, S C A P P A T O (articola bene le singole lettere), lo vuoi capire? È con la fornaia da qualche parte a spassarsela.

FIGLIA 1

         Come siamo caduti in basso. (Singhiozza)

FIGLIA 2

         Manteniamo la calma.

DONNA

         Mantenete la calma che se arriva vostro padre vi dà due ceffoni.

FIGLIA 1 (si rivolge alla madre)

         Se rinomini ancora Papà urlo.

DONNA

         Ti sente dall’androne se urli.

FIGLIA 1 (si avvia in cucina e si sente scorrere l’acqua)

         Vaffanculo.

FIGLIA 2

         Si è fatto tardi, mi devo muovere.

FIGLIA 1 (uscendo dalla cucina)

         Vengo anche io. Fra poco ho il turno.

DONNA

         Aprite la porta, sta arrivando.

FIGLIA 2

         Mamma, senti le voci?

DONNA

         Sento i passi.

FIGLIA 1

         Sono gli spettri che hai in testa.

DONNA

         È vostro padre. Buttate la pasta.

FIGLIA 1

         Sarà il suo fantasma. (Suonano alla porta) Cazzo, chi è? Andate ad aprire. (La badante si avvia verso la porta che conduce all’ingresso).

DONNA

         Non lo voglio vedere quello stronzo.

BADANTE (gridando)

         Signo’, c’è suo marito, dice.

DONNA

         Correte a lavarvi le mani che si pranza.

 

SIPARIO

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