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Visualizzazione dei post da ottobre, 2018

MALENA CANTA IL TANGO COME NESSUNA

MALENA CANTA IL TANGO COME NESSUNA La tua canzone ha il freddo dell’ultimo incontro. La tua canzone si fa amara nella stanza del ricordo. Io non so se la tua voce è il fiore di una pena, so soltanto che al suono dei tuoi tanghi, Malena, ti sento migliore di me. La tua voce arriva chiara in questo vicolo deserto, le tue parole d’amore, che ora sussurri, non sono destinate all'uomo che sono. Ti ho presa, spaurita allodola, e ti ho fatta adorare nelle milonghe più importanti, ti ho aperto porte che non avresti mai varcato. Ho terminato l’alcool, anche lui mi abbandona, compagno fedele dopo che te ne sei andata. - Pezzente, sei ancora qui? Vattene o chiamo i buttafuori, dovrebbe dirmi il barman mentre getta bottiglie nel cassonetto. Corro a controllare se è rimasto qualche fondo. Lo travaso nella mia bottiglia riuscendo a mettere insieme una dose appena sufficiente per sentirmi meno solo. Di quel giorno ricordo i tuoi occhi scuri, il profumo della tua pelle dorata e le nostr...

HOTEL AMOUR

Hotel Amour Era sceso alla fermata Metro Guy Môquet, da quel che aveva potuto vedere sulla cartina l’ Hotel Amour doveva essere da quelle parti. All’ 8   Rue des illusions , Via delle Illusioni. Bel nome, si (ri)disse per l’ennesima volta.  La ragazza, che aveva incontrato la sera precedente al bistrot, era decisamente carina e ammiccante il necessario a destare curiosità anche in uno morigerato come lui.   Avevano parlato e poi erano usciti insieme dal locale, fatti due passi, disquisito della bellezza di Parigi, accennato a cosa facevano nella vita, ai loro sogni e delusioni. Il suo francese era rugginoso, il suo lavoro di professore lo spingeva spesso in America, a volte in Europa, mai Oltralpe. Quando aveva capito che si stavano salutando fu tentato di chiederle di proseguire la serata da qualche altra parte, magari al bar del suo albergo, con il remoto pensiero di farla salire in camera, una volta fatta ubriacare. Gli piaceva quella ragazza. S...

GUARDAVA IL MARE

GUARDAVA IL MARE Il mare / è / solo / un'acqua / molto / grande. Il pranzo era terminato, e tra risa, scherzi e battute, il tempo era volato via, in quella giornata festiva di primavera nella quale il cielo aveva il colore dell’umore di Paola. Le onde si rifrangevano sugli scogli e gli spruzzi giungevano ai commensali da quella creata meraviglia grigia, misteriosa e temuta che è il mare. I suoi amici continuavano a ridere e scherzare ma il mare no, lui non scherzava, era arrabbiato. Nelle bottiglie l’alcol andava sparendo, trasformandosi in allegria contagiosa o sonnolenza molesta. Lei sembrava Non accorgersene. Era in piedi, poggiava la schiena a una cabina, guardava il mare, lo temeva, lo sfidava. Ne era impaurita ma sapeva che poteva essere più forte di lui. Lui che non era venuto, avevano organizzato il pranzo dopo molti anni dall'ultima volta, la comitiva perdeva pezzi; erano finiti i tempi in cui riuscivano a vedersi ...

SOGNA QUEL MARE

SOGNA QUEL MARE L’aiuto regista ebbe solo il tempo di dire “ecchecazzo” che l’aspirante attore stramazzò in terra di fronte agli esaminatori. I provini andavano avanti da ore, il regista e le sue due assistenti (uno era uomo, gli piaceva vestirsi e truccarsi da donna ma i suoi gusti sessuali erano a trecentosessanta gradi, più spesso a novanta) erano esausti. Una sfilata di organi sessuali maschili: lunghi, corti, enormi, sottili, di circonferenza pazzesca, storti, con le vene ben delineate, altri con il glande invisibile o così ben fatto che si capisce perché lo chiamano come la nicchia consacrata di una chiesa. Il tutto poi combinato, corti e grossi, lunghi e venati, enormi e storti, una serie di accostamenti a volte perfetti, altre assurdi. Il ragazzo giaceva ai loro piedi, al di là del tavolo della “giuria”, la partner, colei che dopo il  primo assenso dei giudicanti aveva il compito di “testarlo” sul campo era sconcertata. Erano appena tornati dall’a...

LA GUARDIA E IL LADRO

LA GUARDIA E IL LADRO - Io voglio fare la guardia, come mio padre, disse Antonino, sparando con indice e medio sovrapposti e abbassando il pollice a simulare il cane della pistola. - Io il ladro. Così devi corrermi dietro e dimagrisci pure un po’, fece Paolo. - Ti acchiappo lo stesso. Stai attento quando diventi grande. Sempre che ci diventi…, replicò perfidamente Antonino. Paolo, strizzandosi le parti intime, rispose vaffanculo , aggiungendo un a domani . Attese che fosse entrato nel portone e dette un calcio all’aria, immaginando fosse il suo sedere, poi si avviò verso la piazzetta cantando a squarciagola. - Sì, questa è la mia sera, lo sento. Così i miei compagni la smettono di prendermi in giro. Iniziò a camminare con fare accorto, come se ogni motorino potesse essere una preda. Non ne vide che qualcuno di passaggio e con sopra il legittimo proprietario. Non ce n’erano neanche parcheggiati, anche se sarebbe stato troppo rischioso. Intorno c’erano troppi...

ATTENTO A COSA LEGGI, A COSA CAPISCI

ATTENTO A COSA LEGGI, A COSA CAPISCI Non aveva il coraggio di aprirlo, nonostante l’avesse inseguito per anni. Antiquari, internet, passaparola; aveva speso cifre ragguardevoli per frequenti viaggi all’estero, blitz in aste o mercatini, dato fondo ai risparmi. Era stato licenziato per scarso rendimento ed era anche sotto sfratto. Era lì, sulla scrivania, da giorni: lo guardava e lo temeva, lo toccava ma non l’apriva. Quella prima edizione de “Des étoiles et de l'homme” doveva essere sua! Delle cento copie stampate se ne erano salvate due, le altre erano state mandate al rogo durante la Rivoluzione Francese perché si pensava fosse poco razionale riflettere sul destino in termini di stelle e perché, comunque, si riteneva portasse sfortuna. Il Re di Francia vi aveva letto la sua infausta sorte, in quel libro che permetteva di personalizzare il proprio futuro sulla base di percorsi guidati; quel “perderai la testa per una donna”, la ghigliottina, risultava indigesto a...